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Sunday 25 January 2009

[Mille gru di Kawabata Y.]



Con molta probabilità Kawabata Y. è il mio scrittore giapponese "classico" preferito. Lontano dalle perversioni di Tanizaki e dall'estetismo eroico di Mishima, si
inserisce pienamente (e a buon diritto) in quel filone letterario peculiare al solo Giappone, perché intriso di quella sensibilità che è nata e si è sviluppata solo lì, in quell'arcipelago ricco di quell'attenzione alla natura di cui si fa portavoce lo shintoismo e della filosofia del buddhismo zen, nella quale semplicità ed estetismo vanno di paripasso o a braccetto, se preferite.

In questo breve romanzo (devo ancora leggerne il seguito, "Il
disegno del piviere"), Kawabata crea un microcosmo all'interno della società nipponica d'alto rango, un microcosmo che vede svolgere tutti i suoi momenti clou all'interno della cerimonia del thè, sia vista dal punto di vista
architettonico - il padiglione predisposto ad essa - sia temporale - i momenti prima e dopo -.
127 pagine intrise di quella drammaticità che corre continuamente il rischio di cadere nel melodrammatico, ma Kawabata è abile erede di quell'arte teatrale drammatica giapponese, il teatro No, in particolare. Ma la presenza della
sensibilità giapponese si manifesta anche nella sola disposizione della trama, con continue sospensioni che non
possono non richiamare l'effetto creato dalla fugacità di un haiku e la concanetazione teoricamente infinita di un renga.

じゃ、ねぇぇぇぇ!

Kawabata Yasunari [川端康成]
Mille gru [千羽鶴]
SE, 2002


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