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Thursday 29 January 2009

[Tutte le anime, di Javier Marias]



[Marias non mi delude proprio mai. La sua arte è la sottile conoscenza dell'animo umano in tutte le sue sfaccettature, nelle torbide profondità, nei problemi insolubili, nei pensieri che cominciano e invece di trovare delle risposte generano altre questioni.. é un viaggio labirintico da cui non se ne esce. Marias è pregno della sua Spagna.. ogni pagina trasuda quel senso latente di sofferenza e spigolosità della storia spagnola.. i suoi romanzi invece di puntare a una risoluzione vanno dritti verso il buio della coscienza dei suoi personaggi, e alla fine rimane fortissimo un senso di desolazione e impotenza di fronte alla vita che scorre implacabile. E nonostante queste chiusure non posso fare a meno di considere i suoi lavori un inno alla vita, o forse alla vitalità.]

Sunday 25 January 2009

[Mille gru di Kawabata Y.]



Con molta probabilità Kawabata Y. è il mio scrittore giapponese "classico" preferito. Lontano dalle perversioni di Tanizaki e dall'estetismo eroico di Mishima, si
inserisce pienamente (e a buon diritto) in quel filone letterario peculiare al solo Giappone, perché intriso di quella sensibilità che è nata e si è sviluppata solo lì, in quell'arcipelago ricco di quell'attenzione alla natura di cui si fa portavoce lo shintoismo e della filosofia del buddhismo zen, nella quale semplicità ed estetismo vanno di paripasso o a braccetto, se preferite.

In questo breve romanzo (devo ancora leggerne il seguito, "Il
disegno del piviere"), Kawabata crea un microcosmo all'interno della società nipponica d'alto rango, un microcosmo che vede svolgere tutti i suoi momenti clou all'interno della cerimonia del thè, sia vista dal punto di vista
architettonico - il padiglione predisposto ad essa - sia temporale - i momenti prima e dopo -.
127 pagine intrise di quella drammaticità che corre continuamente il rischio di cadere nel melodrammatico, ma Kawabata è abile erede di quell'arte teatrale drammatica giapponese, il teatro No, in particolare. Ma la presenza della
sensibilità giapponese si manifesta anche nella sola disposizione della trama, con continue sospensioni che non
possono non richiamare l'effetto creato dalla fugacità di un haiku e la concanetazione teoricamente infinita di un renga.

じゃ、ねぇぇぇぇ!

Kawabata Yasunari [川端康成]
Mille gru [千羽鶴]
SE, 2002


Friday 23 January 2009

[14.01.2009 - L'aurea Laurea]


V V V V V V V V V V V V V V V


Sono passati quasi 9 giorni da quando il sottoscritto, dopo anni di sforzi e privazioni, di scelte prese a malincuore e di scelte mai prese, di pagine ingiallite per gli anni e imbrunite per la grafite, di matite consumate fino all'ultimo centimetro e di penne esaurite fino all'ultimo millilitro di inchiostro blu, nero, rosso e verde, il sottoscritto, dicevo, è salito al tanto anelato grado di:




7DOTTORE IN STUDI ORIENTALI8



con il, tutto sommato, vantabile voto di centodiecielode!! ^-^

Solitamente non mi metto a sbandierare, o a strombettare come ho fatto in giallo poco fa, i risultati dei miei esami o, come in questo caso, il risultato definitivo del mio lavoro, ma considerato come me ne sono uscito dalla triennale [108] e che, per quell'assurda e secondo me totalmente ingiustificata legge, secondo la quale se non prendi il massimo sul tuo attestato di laurea non ci si debba scrivere la tua votazione, sto parlando, per intenderci, di una consuetudine che probabilmente rientra nelle leggi per la privacy, che equipara con leggerezza un 90 a un 109, voti tra i quali, a ben guardare, passa molta più differenza che tra 109 e 110. Ad ogni modo, visto che nel mio attestato di laurea triennale - piuttosto brutto e antiestetico, a mio dire - oltre alla Minerva in posizione ambigua (sembra proprio che qualcuno le abbia puntato un fucile contro, urlando: mani in alto!!), non c'è altro, allora mi prendo una mezza rivincita e qui anticipo quello che ci sarà scritto nel prossimo foglio di carta che "adornerà" la mia stanza!


Congratulazioni, Dottore!

卒業でおめでとう ㊞




Wednesday 7 January 2009

commento a "Sayonara, gangsters" di Takahashi G.


Sarò un amante della letteratura genericamente definibile come "classica" (senza che questa definizione vada a scomodare i greci e latini), ma questo "Sayonara, gangsters" per me non rappresenta molto più di... NULLA! Come diamine si fa a definire letteratura questa accozzaglia di pensieri e citazioni?
- trama più o meno inesistente; - personaggi eccessivamente surreali; - ambientazione totalmente folle (un fiume largo 200 metri al 6 piano di un palazzo?); - parimenti alla trama, il "romanzo" inizia e finisce all'insegna del nonsense. Totalmente deluso. Non è che mi aspettassi un romanzo all'altezza di Murakami (Haruki, non Ryu), ma qualcosa che posso inserire tranquillamente nel reparto LETTERATURA, sì! A mio parere, la letteratura (l'arte in genere) deve avere qualcosa da comunicare.. un messaggio qualsiasi: d'amore, d'odio, di critica (positiva o negativa); ma qui troviamo solamente un assurdo miscuglio di citazioni (complimenti all'autore per la poliedricità dei suoi interessi comunque), ma che non portano a nulla se non ad un fastidio che prende il via alla terza pagina e termina all'ultima. Takahashi è debitbgvvvvvvvvvvv'phr [quest'ultima cosa l'ha scritta Momo - una micia]. Dicevo, Takahashi è debitore alle Ferrovie dello Stato per aver fatto i treni dove non si possono abbassare i finestrini, altrimenti la mia copia sarebbe stata, al momento, subissata, oltre che dalle mie critiche, da tante sprezzanti gocce d'acqua.

BBBOOOCCCCCCIIAAATTTOOO


Takahashi Gen'ichirō [高橋源一郎]

Sayōnara, gangsters [さようなら、ギャングたち]

BUR, 2008 [1982]

..solamente nosotros..